Comunicato stampa, 8 agosto 2024
Il Dl Semplificazioni e il Dl Liste d’attesa stanno avviando la trasformazione delle farmacie in erogatori di servizi sanitari, nonostante i farmacisti non posseggano gli strumenti conoscitivi e strumentali per trasformare il semplice referto derivante dal prelievo di sangue o genetico in un referto corredato da unità di misura, intervalli di riferimento e limiti decisionali.
Si stanno, dunque, trasferendo le competenze dei laboratori a strutture che non hanno nessun requisito in merito e si sta supportando a livello istituzionale una “medicina territoriale approssimativa” non a tutela della salute del cittadino, ma improvvisata.
Perché il governo ha fatto questa scelta? I nostri requisiti sono a tutela della salute e del paziente. Hanno dimenticato chi è che può fare sanità?
Tutto ciò non arreca danno solo ai laboratori, ma soprattutto ai cittadini: un dato analitico errato o non appropriato può cambiare la vita delle persone.
Inoltre, non vorremmo mai che il cittadino, soprattutto in difficoltà, debba sostenere il costo della prestazione e invece ancora nel 2024 accade questo. Non c’è neanche una copertura adeguata al fabbisogno dei pazienti.
In Sicilia, inoltre, il rimborso per i laboratori è molto più basso che in altre regioni, perché essendo in piano di rientro non ha inserito l’integrazione che le altre regioni hanno potuto fare e addirittura ci troviamo ancora più penalizzati perché non siamo mai retribuiti per le prestazioni eseguite mia solamente per una parte. Praticamente noi regaliamo al Sistema Sanitario Nazionale milioni di euro.
Noi l’8 maggio scorso avevamo concordato con l’Assessorato regionale della salute che ci fosse una copertura maggiore, il Decreto Assessoriale n. 643/2024 adottato l’11 giugno 2024 e recante Determinazione degli aggregati regionali e provinciali di spesa per l’assistenza specialistica da privato – anno 2024, invece, ha stabilito che non fosse necessario.
Ultima e grave notizia, è poi che ai sensi e per gli effetti degli artt. 7 e segg. della L.n. 241/90 e ss.mm.ii, si è dato il riavvio alla procedura volta al recupero delle differenze tariffarie, in applicazione del D.A. n. 1977/2007 per il triennio 2007/2009 e giusta recente nota assessoriale prot. n. 34473 del 22/07/2024.
Nella Regione Lombardia, per di più, si obbligano le strutture sanitarie pubbliche e private che erogano prestazioni per conto del servizio sanitario nazionale ad utilizzare quale unico sistema di prenotazione delle prestazioni il sistema di prenotazione regionale, pena la mancata remunerazione di ogni prestazione prenotata al di fuori di tale sistema.
È una situazione decisamente preoccupante e tanti sono i quesiti: il governo come può pretendere di non coprire i debiti con le strutture accreditate che hanno anticipato e garantito la sostenibilità del Sistema Sanitario? Come può da un lato continuare a pretendere requisiti, vincoli di soglie minime ed economiche per accreditare delle strutture e dall’altro lato supportare la facilitazione politico-industriale del reclutamento e di travisamento del ruolo della medicina?
Sembra un disegno mascherato da termini socialmente puri, “servizi” e “liste d’attesa”finalizzato all’obiettivo del trasferimento dei fondi pubblici a multinazionali aventi come soci di maggioranza le banche.
L’esempio palese lo abbiamo vissuto con la distruzione della diagnostica di laboratorio: nel 2011 la Conferenza Stato Regioni consiglia di adottare modelli aggregativi per i laboratori di analisi ma vince il modello consortile annullando la fase analitica nei laboratori per il vincolo delle 200.000 prestazioni eppure nessuno risolve la questione ma anzi mette in discussione l’esistenza delle strutture che garantiscono un servizio che non implica alcuna copertura finanziaria aggiuntiva perché rimborsate esclusivamente per prestazioni.
Non solo, quindi, non ci liberano da un vincolo dimostratosi fallimentare durante la pandemia, non solo non potenziano chi ha subito un limite senza aver adeguato i tetti di spesa e possiede i requisiti strutturali dell’accreditamento ma affidano a figure commerciali una professione abilitata qualificata ed esclusiva per refertare esami clinici. Vedi la Sicilia che pur avendo un emendamento approvato in finanziaria nel 2022 per la riorganizzazione dei laboratori dimentica di dare seguito normativo ma autorizza le farmacie ad eseguire esami clinici e cardiologici con la ricetta medica dematerializzata con esenzione totale o per patologia.
È evidente la mancanza di programmazione e risoluzione con pari trattamento. Per non parlare del caso limite del Tariffario riproposto dal Governo già considerato inapplicabile nel 2021: è una chiara dichiarazione di fallimento per tutto il sistema sanitario accelerando l’inevitabile passaggio alle multinazionali. Non contenti della sospensione siamo costretti a segnalare che autonomamente un’Asp della Sicilia inserisce tra i documenti il tariffario sospeso fino al 31 Dicembre 2024. Anche i LEA sono usati come strumento allusivo semplicistico per distogliere dall’aggiornamento razionale del tariffario.
Pesi e misure che non identificano uno Stato democratico ed una politica incoerente con i valori che pronuncia. Chiediamo misure urgenti che tutelino il cittadino che lo vede protagonista incosciente del trasferimento della sanità pubblica. I medici e le strutture accreditate di tutta l’Italia chiedono a gran voce l’intervento della preziosa autorità dello Stato, il Presidente Mattarella. Serve un messaggio di verità assoluta.
Dott.ssa Elisa Interlandi